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Siamo immersi, e molti già sprofondati, in un oceano di imbecillità.
Comprese quelle che adducono a ricerche scientifiche scoperte che qualunque buon sensato già pensa, senza scomodare tempo, soldi e statistiche.
Ad esempio, una ricerca della Bocconi di Milano con l’associazione ImparaDigitale, mette in evidenza come la vita dei bambini e dei ragazzi sia eccessivamente influenzata dal ‘digitale’. Una gran fatica: intervistati 1499 studenti, 848 genitori, 80 consigli di classe e 134 insegnanti per oltre 600mila risposte.
‘Portare il telefono in camera aumenta il numero di ore di sonno perdute’ sentenziano da un’altra università”. Ma guarda, una sottrazione ben eseguita.
Passo a un’altra ricerca: la neuroscienziata Nancy Andreasen si è applicata a un’indagine sula frequenza del bipolarismo (sbalzi esagerati di umore) fra i “geni”, dicasi Mozart, Van Gogh, Tolstoj, saltando a Robbie Williams eccetera.
A minor disonore, cercando su internet la professoressa si notano sue ricerche più consistenti. Quanto a questa, da tempo ci si compiace di rintracciare consolatori difetti nelle persone geniali e di successo, e perfino nei bambini molto intelligenti, che, guarda un po’, hanno quasi sempre – secondo molti insegnanti e ohimé psicologi – disturbi di comportamento o peggio. Ciò sta a dimostrare la diffusione dell’invidia e del turpe desiderio di abbassare chi sta in alto, in modo da non sentirsi da meno. Trascurando l’epidemico virus no vaccino dell’invidia.
Recentemente ho partecipato a un bel convegno, dedicato a insegnanti. I quali dopo essersi lamentati dei bambini che non stanno attenti e si agitano (sindrome di iperattività?) all’arrivo di una relazione un pochino difficile tenuta da un collega, spiegata in modo un pochino “da insegnante” tanto si sono agitati e messi a chiacchierare che il collega ha rinunciato.
Bandiera bianca.