Federica Mormando

Psichiatra, psicoterapeuta, giornalista, ha fondato Eurotalent Italia ed Human Ingenium, dedicati all’individuazione e allo sviluppo dell’alto potenziale cognitivo e dei talenti artistici in tutte le età. 

Ha pubblicato “Bambini ad altissimo potenziale intellettivo” e “Altissimo potenziale intellettivo: Strategie didattico-educative e percorsi di sviluppo dall’infanzia all’età adulta”  (Erickson ed.) e, per Kimerik, “Le catene delle stelle”, “Vai qui”, accompagnato da un cd dallo stesso titolo (Classicaviva) di musiche da lei composte,  “Frutti di sole frutti di re” e, primo libro della collana Human Ingenium, “Si/No On/Off”. Infine, per RED, “Bambini e ragazzi ad alto potenziale”.

News e aggiornamento

«Riconoscere il genio» La scuola difficile dei ragazzi iperdotati

In viaggio con la psichiatra Federica Mormando e il suo ultimo libro «Bambini e ragazzi ad alto potenziale. Crescere con loro» (edizioni Red), un volume che ci racconta il tema della iperdotazione. Bambini «troppo» intelligenti che però possono avere problemi a scuola e nelle relazioni con i propri compagni. I consigli per genitori e docenti per meglio gestire questo tipo di precocità.

«Gifted» e «Young Sheldon». Oppure, qualche anno fa «Will Hunting-Genio Ribelle». Il cinema ha spesso raccontato la storia di bambini o ragazzi iperdotati, con potenziale cognitivo altissimo e un futuro inevitabilmente brillante. Quanti piccoli geni nascono ogni anno? Le statistiche internazionali distinguono fra soggetti con alto potenziale cognitivo (con quoziente intellettivo dal 120 al 129) e plusdotati, quando il quoziente supera il 130. Questi ultimi sono il 2,5% della popolazione e i primi il 5%.

Ciò che succede, anche a Milano, è che dalle scuole crescono le richieste di accertamento per sospetti disturbi di apprendimento, derivanti da comportamenti non usuali a scuola. E spesso si arriva al test di livello di quoziente intellettivo.

Il problema? Non tutti lo sanno poi leggere. Etichettando, così, i ragazzi in modo sbagliato. Lo racconta nel suo nuovo libro «Bambini e ragazzi ad alto potenziale. Crescere con loro» (edizioni Red), la psichiatra Federica Mormando, che dagli anni ‘80 si occupa di iperdotazione. Quali sono i segnali a cui prestare attenzione? La precocità, il vivo interesse per la lettura: i bambini iperdotati imparano subito a leggere a 2-3 anni. Ma anche una capacità di astrazione precoce (prima dei 6-7 anni), di intuire gli stati d’animo degli altri, la sensibilità alle ingiustizie. Bimbi che a scuola si annoiano e mal sopportano la routine.

Come reagiscono? «I programmi scolastici non coincidono con le età mentali di questi ragazzi. C’è chi finge di non saper leggere per essere come i compagni. E chi, a seconda dell’educazione ricevuta e del carattere, quando annoiato si agita e disturba, oppure si isola o continua a fare domande, e qui sta al docente comprendere se si tratta di curiosità intelligente o di domande poste solo per attirare l’attenzione» sottolinea Mormando. Chi è abituato a capire tutto subito senza studiare, non affronta facilmente le difficoltà. «Quando incontrano qualcosa per cui devono fare uno sforzo, si deprimono perché ritengono di non essere in grado». Un’altalena di emozioni che, coi dovuti consigli, genitori e insegnanti possono imparare a gestire. Per fare qualche esempio: «Festeggiarli, mai rimproverare, gli sbagli, che sono occasione per imparare cose nuove», «non infarcirli di nozioni», evitare i giochi con il cellulare fino almeno a 5-6 anni. Un capitolo è dedicato al tema dell’arricchimento. Spiega che anche una parola semplice come «se…gia» possa aprire un mondo di approfondimenti interessanti e utili. Quanto alle verifiche, «è bene preparare questi bambini per tempo con test aggiuntivi, non identici a quelli della prova proposta a tutta la classe, per i bambini che finiscono prima degli altri. Prove per abituarli allo sforzo di comprendere».

C’è poi il tema di educare alla coscienza, all’etica. «Nel libro abbiamo messo consigli molto pratici per una buona formazione della mente sia in matematica che in scrittura, ma ho posto l’accento sulla formazione della coscienza. L’intelligenza non coincide con il valore dell’etica. Si può essere molto intelligenti e anche molto cattivi» dice Mormando. Il dato più preoccupante di questi tempi? «L’ampia diffusione dei test, somministrati da chi non ha sufficiente esperienza di iperdotazione. Si è diffuso il pregiudizio che questa coincida molto spesso con qualche disturbo della personalità, come l’autismo. Ho visto molte diagnosi sbagliate, tra cui una ragazza, diagnosticata come autistica. Adesso sa di non esserlo».

Articolo di Giovanna Maria Fagnani, tratto dal “Corriere della Sera” del 27 maggio 2024

Bambini e ragazzi super-intelligenti, come coltivare il loro dono (e crescerli felici)

Possono «perdersi» durante il percorso scolastico perché le loro doti non vengono riconosciute o non sono valorizzate, a volte vengono addirittura bollati come problematici. Eppure sono bambini e ragazzi con una marcia in più, con un’intelligenza superiore al normale: per riconoscerli, ma soprattutto per rispondere ai loro bisogni e per favorirne una crescita serena, è in libreria il nuovo libro della psichiatra e psicoterapeuta Federica Mormando, «Bambini e ragazzi ad alto potenziale, crescere con loro. Una guida per i genitori» (Red!).

Riconoscere l’intelligenza speciale

Dalla definizione dei diversi tipi di intelligenza ai test per misurarla, il volume vuole fornire ai genitori gli strumenti per riconoscere l’alto potenziale cognitivo dei propri figli anche al di là del quoziente d’intelligenza perché, come spiega Mormando, «ci sono tipi di intelligenza che i test classici non riescono a misurare e che non per forza sono connessi al QI. Creatività, intuizione, doni artistici sono anch’esse forme di iper-dotazione, in più anche i classici test dell’intelligenza devono essere ben interpretati per avere un reale valore». Ma come si riconosce, allora, un bambino con capacità superiori alla media? «Questi bimbi sono rapidi nell’apprendimento, trovano soluzioni non banali, sono precoci nel pensiero astratto che si può manifestare ben prima dei sei anni – risponde l’esperta -. Spesso poi imparano a leggere già attorno ai tre anni e senza un grande aiuto esterno, tendono a sentirsi più a loro agio con chi è più grande di loro; hanno poi una curiosità intelligente, che non significa chiedere sempre perché ma voler guardare oltre. Un indizio tipico? A scuola si annoiano, perché non ricevono gli stimoli di cui avrebbero bisogno. Così capita che facciano confusione e si distraggano, molti poi preferiscono stare da soli».

I rischi del «dono dell’intelligenza»

Il risultato è che a molti bambini plus-dotati vengono diagnosticate patologie inesistenti, dall’ADHD a sindromi autistiche ad alto funzionamento, che creano ansia a loro e ai genitori. «Purtroppo si confonde spesso la personalità con la malattia, ma questo trasmette ai bambini un’immagine di sé malata, che li danneggia – sottolinea Mormando -. Questi bambini corrono anche altri rischi, se non c’è un giusto approccio ai loro bisogni: alcuni, abituati a capire tutto subito e facilmente, si scoraggiano e abbandonano di fronte a sfide poco più complesse; altri restano sempre in superficie, perché tutto gli appare facile, o al contrario si appassionano a qualcosa che per loro diventa totalizzante. Così non sempre un’intelligenza superiore alla media si associa al successo, a scuola e nella vita». Perché non accada serve formare i genitori, perché possano accompagnare i figli senza ansie e con competenza, amore e pazienza: il libro offre suggerimenti ed esempi che sfatano preconcetti e rafforzano la capacità di formulare giudizi personali e oggettivi. Anche se poi, come conclude Mormando, «molto dovrebbe fare la scuola. Insegnanti preparati dovrebbero e potrebbero offrire spunti che possano risultare interessanti anche a chi è più dotato; inoltre, in alcuni casi, potrebbe essere favorito il “salto” di una o due classi».

Articolo di Elena Meli – Corriere.it

«Sembriamo lo zoo di un pianeta evoluto» Le guerre già vinte dal pensiero binario

Per sembrare intelligenti bisogna parlare di “bias cognitivo”, fortunata locuzione che per uno dei misteriosi fenomeni migratori del linguaggio è passata dagli studi di psicanalisi ai salotti TV (sarebbe più sano il percorso contrario ma quello è un altro discorso). L’espressione indica il processo mentale per cui si tende creare una realtà soggettiva, non corrispondente all’evidenza, basata sulle proprie informazioni e quindi distorta. Consente di produrre in velocità “giudizi poggiati sul pregiudizio”, e persino Wikipedia avverte che si tratta di un «comportamento generato in prevalenza dalle componenti più ancestrali e istintive del cervello», quelle dominate dal pensiero primitivo, per intenderci, ossia il pensiero stupido. Che sta trionfando.

Le due guerre recenti, quella in Ucraina prima, questa in Medio Oriente poi, non trovano una conclusione ma un vincitore (indiscusso) c’è già: il pensiero binario, degradato in un tifo da stadio (Kiev contro Mosca, Israele contro Palestina) capace di annientare qualsiasi ragionamento sulla complessità. «Poco male, si potrebbe dire, se non fosse che l’attitudine contagiosa a schierarsi da una parte o dall’altra – senza il tempo e soprattutto senza la voglia di capire -, ci rende complici della logica aberrante che porta direttamente alla guerra», rileva Federica Mormando, psichiatra e psicoterapeuta, che al tema ha dedicato il libro Sì/no On/off. Chi ha fatto la storia. «Ogni conflitto – spiega -, è l’applicazione perfetta del pensiero binario, il più semplice, il più facile: o tu o io». Attorno alla realizzazione della guerra nascono poi strategie strutturate, operate a volte con grande raffinatezza da chi gestisce il potere, ma allá base c’è sempre un St/No. «Il problema – evidenzia a Mormando – è che questo a scuola non viene spiegato. E la nostra attitudine si forma lì, tra i banchi.

Vengono esaltate le figure di grandi condottieri – Giulio Cesare, Carlo Magno, Napoleone -; senza mai accompagnare la spiegazione con una doverosa sottolineatura: che stupida l’umanità che ha fondato il destino di miliardi di persone; che ha bloccato la meraviglia che può nascere dall’intelligenza e dalla sensibilità umana; che ha bruciato il dono più grande che abbiamo, quello della vita, sulla base di un pensiero stupido: o io o te». 

E sì che l’alternativa ci sarebbe anche: «È la terza via – suggerisce la psicoterapeuta -: quella che, con il coraggio dell’assoluta novità, ci ha indicato Gesù. “Ama il tuo prossimo come te stesso” è un comando rivoluzionario, che esclude il si/no e spinge alla comprensione. Non puoi ammazzare uno che sei tu. Il problema è che questa prospettiva non è funzionale alla volontà di potere. Non a caso ad essere ucciso è stato proprio lui: Gesù. Da registrare che anche un’altra libertà, quelle garantita dalle arti – musica, poesia, pittura e scultura, temute infatti da ogni dittatura, tanto da essere proibite o asservite – finisce per essere piegata a queste dinamiche: lo stiamo verificando in tanti festival, concorsi cinematografici, eventi culturali». Il fatto è che la prossimità alla guerra sta rendendo la logica binaria dilagante, e la tendenza alla violenza inarrestabile. Amplificata e soprattutto legittimata sui social, sfogatoi di odio ignorante: lo dimostra la qualità del confronto, quasi sempre costruito sulla base di una conoscenza rabberciata (si provi a fare domande in profondità su una qualsiasi materia dibattuta) e inevitabilmente destinato a finire tra gli insulti. Rapper e trapper ci mettono del loro: fanno pubblicità alla violenza, alle armi, alla droga, alla devianza, al sesso brutale. «Si affannano a spiegare che stanno raccontando la realtà in cui vivono.

Invece – considera Mormando – si limitano ad appiattire tutto su ridicoli cliché: noi qui, il “sistema” là. Un’operazione vincente, perché gli slogan e i messaggi semplici passano facilmente, portano clic e consenso, ma assolutamente stupida. E pericolosa, perché motore di imitazione». Anche i talk show, contenitori preziosi, teoricamente capaci di informare e formare tanta parte dell’opinione pubblica, non sfuggono alla logica della contrapposizione, anzi la coltivano, riducendosi a rumorose arene televisive in cui si sfidano ospiti competenti che si danno sulla voce, lacchè strutturali di una narrazione stereotipata e personaggi caricaturali funzionali solo alla rissa. «Vince chi urla di più – rileva Mormando – Nessuno è interessato ad ascoltare l’altro, ma solo ad annientarlo. Il ragionamento critico è abolito, perché lento, pacato e richiede tempi di riflessione che la televisione non può o non vuole più concedere. Tra l’altro, l’esaltazione del politicamente corretto cui stiamo assistendo negli ultimi anni fornisce schemi molto adatti a questa logica: purché si resti dentro un certo binario, possiamo dire qualunque sciocchezza, senza produrre alcuno sforzo per capire o interpretare le sfumature della realtà. Sembriamo lo zoo di un altro pianeta dove sono ci sono esseri più evoluti». Per sembrar intelligenti si potrebbe parlare di bias cognitivo. Purtroppo, è solo stupidità.

di BARBARA UGLIETTI, L’Avvenire

CONVEGNI ED EVENTI

Convegno: La qualità dell’inclusione scolastica e sociale

15 novembre ore 14,30 – PALACONGRESSI – RIMINI (Piano terra – Sala Castello 1) (mappa)

Durante il Convegno “LA QUALITÀ dell’inclusione scolastica e sociale” parlerò dei talenti non misurabili, quelli che non sono misurati e rivelati dal Q.I. Quindi del pensiero creativo, del pensiero intuitivo, dei doni artistici. Di come non soffocarli, benché non sempre si possano individuare. Di come permettere di svilupparli, dall’infanzia all’età adulta.

Ancora Bookcity

16 Novembre 2019, presso Magazzino Musica (MaMu) in Via Soave 3 Milano (mappa)

Anche quest’anno parteciperemo a BOOKCITY, presentando “Frutti di sole frutti di re”, poesie oltre il confine”, edito da Kimerik.

Poesie ispirate all’Armenia, testo armeno a fronte, illustrate da Lucrezia Zaffarano, saranno accompagnate dalla musica: (Ani Martirosyan al piano, Giorgia Natale al flauto, Kim Williams e Federica Mormando all’autoharp) e saranno esposte le illustrazioni.

Scrive Piero Kuciukian nella prefazione:”La poesia di Federica Mormando provoca, mette alla luce ciò che l’Armenia è in me nel profondo, mi aiuta a riscoprire ciò che avevo scoperto molto tempo fa. Mi fa rivivere la nostalgia, il dolore dell’anima che invita al silenzio che urla, al buio che emana la luce”.

L’ingresso è libero.

Conoscete Sister Arousiag?

Definita dal Console Onorario Armeno "la Madre Teresa Armena", Sister Arousiag sta soccorendo i bambini armeni reduci dalla guerra. Lo sforzo è enorme e le risorse sono allo stremo.
Raccogliamo fondi per aiutarla nella sua importante iniziativa.

Il nuovo libro di
Federica Mormando

Perché questo volume? Perché oggi il concetto di Q.I. è abusato e frainteso e con questo testo si intende sfrondarlo dai pregiudizi e dal mal-uso, completandone la definizione con caratteristiche non misurabili e con suggerimenti alle famiglie che riguardano non solo come individuare i doni cognitivi dei figli, ma come interpretarli, che cosa dedurne, come comunicare (oppure no) l’iperdotazione a scuola e come gestire a casa la loro formazione.

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Aperte le iscrizione a "Partire con il piede giusto - 4 seminari per chi si occupa di bambine e bambini da 0 a 6 anni"

Gli incontri si terranno presso la sede di Human Ingenium, via Bonaventura Cavalieri 8 (ultima traversa di via Turati prima di piazza Repubblica), nei giorni 13 e 27 novembre, con orario 10-12 e 13-15.

Lo scopo di questi seminari è dare spunti e informazioni corrette e sperimentate di cui chi si occupa di bambini possa usufruire, fornire mezzi pratici e teorici per accompagnarne la crescita. Saranno presentati materiali e linee guida, e una parte importante sarà dedicata alle esercitazioni

Ogni incontro sarà introdotto dalla dott.ssa Federica Mormando.