E in questo momento in cui si sente parlare quasi solo di morti, il desiderio di affermarsi vivi dilaga virale.
Non basta dirlo a chi ci è vicino, lo si deve gridare a tutto il mondo… Il vettore è a portata di dito: internet. Il contenuto facile e clonabile: video, foto, frasi scontate di auguri, indirizzati al maggior numero di persone possibile.
Sono simili a una pubblicità, non soltanto di prodotti ma dell’io.
Inutile pensare a reali contenuti: gli auguri a stormi che atterrano su cellulari di proprietari perlopiù ignoti significano ”io ci sono”, detto più a se stessi che ai destinatari.
E anche a chi li riceve, questi auguri fatti di nulla, danno l’impressione di esistere.
A questo si riduce per tantissime persone il Natale: il ricordo di Gesù annacquato in mille immaginette, i doni dei Magi diventati pacchetti spesso soltanto dovuti; se la spiritualità si spegne, resta l’io. Poverini, quegli “io” vuoti, stampati su schermi che li cancelleranno!
Peggio sarà a Capodanno: chi ci crede al buon anno, ora che notizie soltanto allarmanti ci bersagliano, ora che l’al di là pare una favola e l’al di qua un rischio?
Meglio di ogni scaramantico e fragile augurio, restauriamo il sorriso, la solidarietà, il pacchettino portato a mano: ciò che non si dimentica, che non va a male, che resta anche “dopo”.
Federica Mormando