Articolo di Silvia M.C. Senette pubblicato sul Corriere dell’Alto Adige il giorno 20 febbraio 2022
È «un arco abbagliante tra passato e presente» il libro di poesie italo-armene Frutti di sole, frutti di re (Kimerik) di Federica Mormando, ispirato e dedicato all’Armenia.
Federica Mormando, psichiatra, giornalista e fondatrice di Eurotalent Italia e Human Ingenium è una mente pluri-talento che spazia dalla psicoterapia adleriana alla fisarmonica, dallo studio del russo alla composizione musicale e all’ autoharp. Il suo percorso di ricerca l’ha portata a fondere due passioni, quella per la poesia e quella per l’Armenia.
«L’Armenia lascia incantati perché unisce un passato che è rimasto immoto, sospeso, come fosse un oggi, al nuovo di città assolutamente moderne e di un turismo che da un paio d’anni langue, per la pandemia e per il conflitto in atto in Nagorno Karaback».
Il libro Frutti di sole, frutti di re rivela nel titolo le intenzioni dell’autrice: «Scrivo di frutti di sole perché tipici dell’Armenia, il melograno e l’albicocco, dal cui legno si produce uno strumento a fiato dal suono tanto profondo da essere chiamato “l’anima del mondo” – spiega –, Frutti di re, invece, per la regalità di queste piante armene che, nonostante tutto, sono sempre fiorite». Quel «nonostante tutto» fa riferimento al conflitto in Nagorno. «Mi affascina la storia di suor Arousiag Sajonia, il cui nome significa “portatrice di luce” e che il console onorario dell’Armenia in Italia, Pietro Kuciukian, definisce “la
Made Teresa d’Armenia” – racconta Mormando –. Suor Arousiag ha un orfanotrofio a Gyumri, capoluogo della region di Shirak, dove accoglie centinala di bambini rimasti improvvisamente orfani e allo stremo». Ma le parole di Mormando si riferiscono soprattutto al genocidio armeno, troppo spesso trascurato dalla memoria collettiva e dai libri di storia. «La mia poesia 1915 dedicata al genocidio armeno inizia con questo verso Ma le stelle non siete riusciti / né a forare / il cielo immenso / d’Armenia – rivela la scrittrice –. Il genocidio armeno mi commuove, mi risuona dentro. E pensare che Hitler disse “chi si ricorderà più del genocidio degli armeni?” prima di iniziare quello degli ebrei. È un bene che oggi sia commemorato il genocidio, visto che la Turchia ancora non l’ha riconosciuto – precisa –, ma l’Armenia non è solo quello: e anche luce, gioia, vita, arte, una cultura molto ricca. Mi place diffondere l’immagine di una terra vitale e di un popolo per il quale nutro un grandissimo fascino». Domani alle 18 al Circolo Cittadino di Bolzano, l’autrice presenterà il libro con la scrittrice Brunamaria Dal Lago Veneri, la pittrice Lucrezia Zaffarano, la pianista Ani Martirosyan. All’Armenia «che riflette la luce e i colori del cielo», Federica Mormando ha dedicato viaggi, tempo, studio, amore e una cinquantina di liriche, alcune profonde, altre dai toni più lievi.
Nei versi di Luci e suoni a Yerevan, la notte / esplode / in piazza grande“. C’è poi la poesia dedicata alla grande festa armena di Vardava in cui, nell’estate torrida, ci si lancia secchiate d’acqua: “Si fa cascata il sole e scrosci / e trilli. / Rahbia e risate / e scherzi di bambini intrecciano all’aria nastri /e strade d’acqua, luccicanti/ di riflessi uguali. Anche noi / tutti uguali, / così inzuppati. Poesie che tratteggiano attimi di diverse realtà, «Come le improvise apparizioni arcaiche, ma ancora attuali, di uomini a cavallo che accompagnano greggi di pecore – dice Mormando – o la memoria di episodi eroici, come quello in cui gli abitanti di sette villaggi in Anatolia salirono su una montagna per resister quaranta giorni ai turchi finché una nave francese li avvistò e portò in salvo». Le Illustrazioni della pittrice Lucrezia Zaffarano accompagneranno domani a Bolzano questo viaggio tra parole e note in Armenia, la planista Ani Martirosyan, che ha tradotto in lingua le poesie, suonerà melodie armene e composizioni di Federica Mormando. Un evento organizzato dalla Società Dante Alighieri di Bolzano e da Human Ingenium con il contributo di Comune e Provincia di Bolzano.
Silvia M.C. Senette