Federica Mormando

Psichiatra, psicoterapeuta, giornalista, ha fondato Eurotalent Italia ed Human Ingenium, dedicati all’individuazione e allo sviluppo dell’alto potenziale cognitivo e dei talenti artistici in tutte le età. 

Ha pubblicato “Bambini ad altissimo potenziale intellettivo” e “Altissimo potenziale intellettivo: Strategie didattico-educative e percorsi di sviluppo dall’infanzia all’età adulta”  (Erickson ed.) e, per Kimerik, “Le catene delle stelle”, “Vai qui”, accompagnato da un cd dallo stesso titolo (Classicaviva) di musiche da lei composte,  “Frutti di sole frutti di re” e, primo libro della collana Human Ingenium, “Si/No On/Off”. Infine, per RED, “Bambini e ragazzi ad alto potenziale”.

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News e aggiornamento

L’educazione al tempo dell’intelligenza artificiale

Visto che l’IA è entrata a far parte della nostra vita, è importante acquisirne i vantaggi e osservarne al massimo gli svantaggi. Più siamo autonomi, più siamo in grado di decidere personalmente la nostra vita; più l’autostima è solida, meno si è influenzabili, cioè possibili prede di illusioni e di manipolazioni. Per questo educarsi ed educare bambini e ragazzi in modo globale è molto importante. La formazione non è casuale, richiede impegno e si dipana su molti fronti. La sfida è usare l’IA senza esserne usati. Per diventare adulti consapevoli, però, è indispensabile sviluppare il senso più antico e profondo di tutti, e vivere situazioni sensoriali sempre più sofisticate, diverse e arricchenti durante l’infanzia e poi anche da adulti.

Per chi ha bambini, è importante ricordare che durante l’infanzia si può insegnare con le “cose” e mai con degli schermi. Fino ai 5-6 anni la “mente assorbente” – concetto elaborato da Maria Montessori in riferimento alla capacità del bambino di assorbire l’ambiente e di incorporare i dati del mondo esterno – struttura le basi per lo sviluppo dell’intelligenza e del comportamento.

Fin dai primi mesi di vita, il bambino partecipa a tutto ciò che avviene nell’ambiente, lo assorbe con tutti i sensi: suoni, le forme, i colori, gli odori e i sapori, e sperimenta la compattezza, la ruvidità, il peso degli oggetti che tocca e, gradualmente, via via che il bambino diventa più grande e a disposizione materiale sensoriale, cioè cose da prendere in mano, da manipolare. Esiste del materiale apposito, per esempio quello montessoriano. Per l’educazione del senso visivo alle dimensioni, e ottimali a tornare, che si può dare fin dall’anno di età. Per il tatto, appositamente presentate proprio per riconoscere sono le tavolette diverse, lisce-rugose, per il senso cromatico e la distinzione dei colori, e il peso di colori diversi, da riconoscere e apprezzare. In mancanza di materiale specializzato basta il rapporto naturale con tutto ciò che i bambini hanno intorno, in modo che usino i sensi, tutti i sensi, per “imparare” il mondo e sé stessi, senza essere sottoposti alla deprivazione sensoriale che consegue all’uso dell’iPad e simili.

I bambini di oggi passano molto tempo di fronte agli schermi, fino al punto di non essere più abituati a usare le mani. Prendere e lasciare, giocare con la sabbia, con la plastilina. Aprire e chiudere, buttare in terra e raccogliere. Può sembrare strano, ma si comincia a imparare a guardare… da due anni! A questa età, infatti, ci si impara a rendersi conto di cosa si ha intorno, a evitare gli ostacoli, a mantenere viva la percezione dell’ambiente e degli altri. Quando il bambino inizia a camminare, è importante fargli sperimentare gli ostacoli da evitare. Se si traccia sul pavimento un cerchio, per esempio con uno scotch colorato, e lo si incita a camminarvi sopra con precisione, lo si abitua a controllare il movimento. Se si pongono degli ostacoli e gli si insegna a evitarli, lo si addestra a rendersi conto dello spazio attorno a sé e a percepire e a non urtare ciò che lo circonda. Ecco che, più tardi, questo servirà per diffondere a guidare un’automobile senza investire nessuno, ad attraversare la strada guardandosi bene intorno. Oggi, soprattutto nelle città, sia i pedoni, sia gli automobilisti e i vari guidatori dei più svariati veicoli, si muovono in modo pericoloso, senza guardare con reale attenzione, quasi inconsapevoli dei pericoli che hanno intorno e che sono perplessi evitabili.

di Federica Mormendo
Pubblicato su L’Avvenire – 25 giungo 2025

Il peso dell’intelligenza artificiale sulla mente

L’autrice analizza l’influenza che il continuo e prolungato ricorso all’AI ha anche sul pensiero dei ragazzi

Federica Mormando, psichiatra di lunga esperienza, ha pubblicato “Intelligenza Artificiale: una mente ‘a contatto’ con la nostra”, in cui analizza l’influenza che il continuo e prolungato ricorso all’AI ha sulle menti dei ragazzi, incidendo sulla loro capacità di immaginare e creare in tutti i campi. Mormando analizza i rischi, primo fra tutti la confusione tra reale e virtuale e l’innesco di ansia e confusione. L’ultimo capitolo, “Come difendersi”, fornisce indicazioni utili su come sviluppare il linguaggio, il pensiero critico, la spiritualità e la creatività, e su come educare i ragazzi alla vita sociale. Un utile strumento per genitori ed educatori.

Articolo di Tina Guiducci

Aurora chiese a ChatGpt «Lascio il mio fidanzato?»

La psichiatra Mormando commenta la rivelazione uscita dall’inchiesta: «Come mai nessuno si è accorto che usava tanto l’intelligenza artificiale?»

Pochi giorni prima di morire, Aurora Tila, la 13enne precipitata dal terrazzo del condominio dove abitava con la madre, aveva interrogato Chat GPT per chiedere se fosse giusto troncare i rapporti con l’ex fidanzato, diventato sempre più opprimente. L’applicazione di intelligenza artificiale le aveva risposto di creare una relazione più sana in cui non temere le reazioni dell’altro. La conversazione è stata resa nota nei giorni scorsi nell’ambito del processo che vede imputato con l’accusa di omicidio colposo il quindicenne ex fidanzato. Come Aurora, sono sempre più numerosi i giovani che ricorrono all’AI per chiedere consigli anche sulle proprie vite private, preferendole la conversazione con l’interlocutore digitale al dialogo vivo con coetanei e adulti. Un rischio, non solo psichici? Federica Mormando, psichiatra milanese di lungo corso, agli effetti sulla mente dei giovani dedica da tempo un prolungato ricorso all’AI, ha scritto un libro: “Intelligenza artificiale: una mente a contatto con la nostra” (edizioni Red!).

Dottoressa, avverte una diffusa tendenza tra i giovani ad umanizzare l’IA come fosse un amico o un maestro di vita? Quali insidie si celano dietro questa scelta?

«Parliamo di rischi gravissimi. Favoriti anche dalla mancanza di dialogo e intimità con adulti saggi, dai genitori ai maestri, i ragazzi preferiscono rivolgersi a interlocutori sicuri che sanno rispondere sempre. Ma le risposte che l’IA può dare da moderna enciclopedia sono sì apparentemente sensate, ma in generale compilate. Poi, visto che il ricorso all’IA del tutto assimilabile al consumo di droga, il rischio è di sviluppare vere e proprie dipendenze, fame che si colmi subito, poi, non finisce mai. Qui sta il pericolo: si dequalifica vissuto e qualità dei consigli, rinunciando alla propria personalità».

Il discorso vale anche per la piccola Aurora Tila?

«Purtroppo Aurora non aveva individuato i segnali di pericolo che pure c’erano e nessuno glieli ha spiegati. Tanto meno Chat Gpt, che non può mai essere un buon suggeritore non potendo approfondire il vissuto della persona che chiede il consiglio. Ma la responsabilità di tutto questo è in grande parte degli adulti che si rivelano inefficaci in tante situazioni. Compresa la scuola che si occupa a fare educazione alle emozioni e ai sentimenti, ma non potrebbe fare educazione ai segnali d’allarme. Com’è possibile che una ragazzina possa frequentare così tanto Chat-gpt senza che nessuno se ne accorga?».

Ammetterà però che il ricorso all’IA in ambiente scolastico è piuttosto diffuso, dalla scrittura di temelli alle ricerche storiche.

«Ricorrere a questi strumenti significa togliersi responsabilità, non avere piacere di scrivere le proprie idee e affidarsi a un immaginario che si compensa sempre di più, togliendo così intenzionalità propria fantasia e se stessi. Una cosa molto brutta. Alla lunga, però, la stima e la fiducia in sé ne risentono. Poi c’è un discorso di dipendenza, come accennavo, considerare che il ricorso all’IA è assimilabile al consumo di droghe. Da risultato immediato ma effimero, quindi subito rinvio. Anche dal punto di vista neurologico, perché attiva immediatamente i centri del piacere, ma poi il piacere cala sempre più in fretta».

Crede ci sia un’età giusta per entrare in contatto con l’IA o sia sconsigliabile tout court?

«Le tecnologie sarebbero da proibire almeno fino ai 5-6 anni perché l’apprendimento del mondo è globalmente sensoriale. Tutto ciò che è video diminuisce proprio la formazione della persona: gli input che derivano dai vari schermi sono più veloci delle trasmissioni sinaptiche, impedendo così la formazione del pensiero che è più lento. Inoltre le informazioni immediate non vengono elaborate e creano orrore di insicurezza e mancanza di sicurezza. Non a caso aumenta l’ansia a causa dell’utilizzo di questi mezzi».

La scuola non prepara abbastanza al pensiero critico?

«La scuola non forma più il pensiero complesso, a partire dall’affettività difficile da insegnare e lavorare bene, sia a causa di una limitata preparazione sia per l’eccessiva tendenza all’inclusione di contenuti bisogni speciali, che segue un livellamento verso il basso degli insegnamenti che derivano un vero e proprio tirarsi indietro nei confronti di tutti gli altri».

Eppure: è possibile dominare l’intelligenza artificiale senza esserne dominati?

«Sì, ma dipende dalla formazione e dalla capacità critica. Pensiero complesso significa saper recepire le informazioni e inserirle in un contesto organico di vita sapendo che gli effetti di una decisione possono essere. Necessaria per fare scelte oculate. Ma siccome manca, alle scelte relazionali vince l’impulso, che si riversa prevalentemente nell’aggressività».

Come si addestra, allora, i giovani alla complessità?

«Imparando a far vedere loro una stessa cosa da vari punti di vista, facendo ad esempio capire come un oggetto singolo sia la risultante di tutta una storia e un prodotto di più componenti, che oltre alla forma materiale può essere anche il simbolo di qualcosa e che c’è una storia legata anche alla rappresentazione filmica e artistica di quello stesso oggetto. È un metodo di ricerca che si trasmette fin da piccoli. Ma se qualcuno annoto abbastanza opochissimi incontri con i bambini, e non servono parecchi anni che solo per attivarli perché la curiosità è enormemente limitata dal fatto che le informazioni arrivano in modo immediato e, con l’uso, già della ricerca specifica».

Come ci si difende da tutto questo?

«Scuole e famiglie che ne sono capaci dovrebbero approfondire intanto le risposte che i giovani danno giovani. La giornata è andata bene? Non accontentiamoci di un sì: approfondiamo. Cerchiamo di capire il motivo di certe sensazioni e arricchiamo il dialogo. Si mandano ragazzini a fare tanti sport ma pochi a frequentare zone artistiche, come musica e altro. Il pensiero binario, l’io o tu, porta sempre alla lotta e le società sportive fidelizzano attraverso le gare. Nel mondo artistico, invece, l’ampiezza di significati è maggiore, supera le dicotomie. Altro suggerimento: addestrare alla spiritualità. Portiamo i bambini in una chiesa, in un ambiente mistico, facciamogli annusare l’infinito. Si può fare anche solo guardando il cielo. L’IA non ha paura della morte perché non muore e della spiritualità non le frega niente. Per noi invece è una dimensione di vita che permette anche di andare oltre le vicende quotidiane».

di Pier Paolo Tassi
Pubblicato in origine su Libertà

CONVEGNI ED EVENTI

Convegno: La qualità dell’inclusione scolastica e sociale

15 novembre ore 14,30 – PALACONGRESSI – RIMINI (Piano terra – Sala Castello 1) (mappa)

Durante il Convegno “LA QUALITÀ dell’inclusione scolastica e sociale” parlerò dei talenti non misurabili, quelli che non sono misurati e rivelati dal Q.I. Quindi del pensiero creativo, del pensiero intuitivo, dei doni artistici. Di come non soffocarli, benché non sempre si possano individuare. Di come permettere di svilupparli, dall’infanzia all’età adulta.

Ancora Bookcity

16 Novembre 2019, presso Magazzino Musica (MaMu) in Via Soave 3 Milano (mappa)

Anche quest’anno parteciperemo a BOOKCITY, presentando “Frutti di sole frutti di re”, poesie oltre il confine”, edito da Kimerik.

Poesie ispirate all’Armenia, testo armeno a fronte, illustrate da Lucrezia Zaffarano, saranno accompagnate dalla musica: (Ani Martirosyan al piano, Giorgia Natale al flauto, Kim Williams e Federica Mormando all’autoharp) e saranno esposte le illustrazioni.

Scrive Piero Kuciukian nella prefazione:”La poesia di Federica Mormando provoca, mette alla luce ciò che l’Armenia è in me nel profondo, mi aiuta a riscoprire ciò che avevo scoperto molto tempo fa. Mi fa rivivere la nostalgia, il dolore dell’anima che invita al silenzio che urla, al buio che emana la luce”.

L’ingresso è libero.

Conoscete Sister Arousiag?

Definita dal Console Onorario Armeno "la Madre Teresa Armena", Sister Arousiag sta soccorendo i bambini armeni reduci dalla guerra. Lo sforzo è enorme e le risorse sono allo stremo.
Raccogliamo fondi per aiutarla nella sua importante iniziativa.

Aperte le iscrizione a "Partire con il piede giusto - 4 seminari per chi si occupa di bambine e bambini da 0 a 6 anni"

Gli incontri si terranno presso la sede di Human Ingenium, via Bonaventura Cavalieri 8 (ultima traversa di via Turati prima di piazza Repubblica), nei giorni 13 e 27 novembre, con orario 10-12 e 13-15.

Lo scopo di questi seminari è dare spunti e informazioni corrette e sperimentate di cui chi si occupa di bambini possa usufruire, fornire mezzi pratici e teorici per accompagnarne la crescita. Saranno presentati materiali e linee guida, e una parte importante sarà dedicata alle esercitazioni

Ogni incontro sarà introdotto dalla dott.ssa Federica Mormando.