L’educazione al tempo dell’intelligenza artificiale
Visto che l’IA è entrata a far parte della nostra vita, è importante acquisirne i vantaggi e osservarne al massimo gli svantaggi. Più siamo autonomi, più siamo in grado di decidere personalmente la nostra vita; più l’autostima è solida, meno si è influenzabili, cioè possibili prede di illusioni e di manipolazioni. Per questo educarsi ed educare bambini e ragazzi in modo globale è molto importante. La formazione non è casuale, richiede impegno e si dipana su molti fronti. La sfida è usare l’IA senza esserne usati. Per diventare adulti consapevoli, però, è indispensabile sviluppare il senso più antico e profondo di tutti, e vivere situazioni sensoriali sempre più sofisticate, diverse e arricchenti durante l’infanzia e poi anche da adulti.
Per chi ha bambini, è importante ricordare che durante l’infanzia si può insegnare con le “cose” e mai con degli schermi. Fino ai 5-6 anni la “mente assorbente” – concetto elaborato da Maria Montessori in riferimento alla capacità del bambino di assorbire l’ambiente e di incorporare i dati del mondo esterno – struttura le basi per lo sviluppo dell’intelligenza e del comportamento.
Fin dai primi mesi di vita, il bambino partecipa a tutto ciò che avviene nell’ambiente, lo assorbe con tutti i sensi: suoni, le forme, i colori, gli odori e i sapori, e sperimenta la compattezza, la ruvidità, il peso degli oggetti che tocca e, gradualmente, via via che il bambino diventa più grande e a disposizione materiale sensoriale, cioè cose da prendere in mano, da manipolare. Esiste del materiale apposito, per esempio quello montessoriano. Per l’educazione del senso visivo alle dimensioni, e ottimali a tornare, che si può dare fin dall’anno di età. Per il tatto, appositamente presentate proprio per riconoscere sono le tavolette diverse, lisce-rugose, per il senso cromatico e la distinzione dei colori, e il peso di colori diversi, da riconoscere e apprezzare. In mancanza di materiale specializzato basta il rapporto naturale con tutto ciò che i bambini hanno intorno, in modo che usino i sensi, tutti i sensi, per “imparare” il mondo e sé stessi, senza essere sottoposti alla deprivazione sensoriale che consegue all’uso dell’iPad e simili.
I bambini di oggi passano molto tempo di fronte agli schermi, fino al punto di non essere più abituati a usare le mani. Prendere e lasciare, giocare con la sabbia, con la plastilina. Aprire e chiudere, buttare in terra e raccogliere. Può sembrare strano, ma si comincia a imparare a guardare… da due anni! A questa età, infatti, ci si impara a rendersi conto di cosa si ha intorno, a evitare gli ostacoli, a mantenere viva la percezione dell’ambiente e degli altri. Quando il bambino inizia a camminare, è importante fargli sperimentare gli ostacoli da evitare. Se si traccia sul pavimento un cerchio, per esempio con uno scotch colorato, e lo si incita a camminarvi sopra con precisione, lo si abitua a controllare il movimento. Se si pongono degli ostacoli e gli si insegna a evitarli, lo si addestra a rendersi conto dello spazio attorno a sé e a percepire e a non urtare ciò che lo circonda. Ecco che, più tardi, questo servirà per diffondere a guidare un’automobile senza investire nessuno, ad attraversare la strada guardandosi bene intorno. Oggi, soprattutto nelle città, sia i pedoni, sia gli automobilisti e i vari guidatori dei più svariati veicoli, si muovono in modo pericoloso, senza guardare con reale attenzione, quasi inconsapevoli dei pericoli che hanno intorno e che sono perplessi evitabili.
di Federica Mormendo
Pubblicato su L’Avvenire – 25 giungo 2025