La verità sul metodo Montessori. Inapplicabile seriamente nelle nostre scuole

150 anni dalla nascita di Maria Montessori. La commemorano un po’ dovunque, insistendo in particolare sulla biografia, con diverse interpretazioni.

Voglio tratteggiare qui alcune caratteristiche del suo metodo, e spiegare perché non è attuabile nelle nostre scuole, a meno di cambiare profondamente la mentalità che le pervade e da cui deriva la loro organizzazione.

  • Non è vero il pregiudizio che “i bambini possono fare quello che vogliono”. È vero che possono scegliere il materiale su cui lavorare, che gli si spiega e propone volta per volta il lavoro più avanzato, che va sempre completato; l’ordine è assoluto, il lavoro continuo.
  • L’insegnamento corrisponde alle esigenze e ritmi di ogni bambino: non c’è embargo riferito all’età, al livello cognitivo, alla classe frequentata. Ad esempio a tre-quattro anni i bambini interessati possono imparare a leggere (e il materiale usato è un ottimo antidoto alla dislessia), così come i bambini con difficoltà possono imparare a leggere secondo i loro ritmi. Non ci si deve adeguare alla media dei bambini.
  • Proporre ogni nuovo argomento di studio nel momento in cui il bambino è pronto a riceverlo permette di porre i bambini di fronte a prove abbastanza difficili da abituarli allo sforzo, ma non abbastanza da scoraggiarli.
  • Il materiale montessoriano permette l’autocorrezione dell’errore: È cioè evidente dalla disposizione finale del materiale se il lavoro è stato fatto correttamente, e i bambini autonomamente riprovano finché il lavoro è visibilmente giusto. Questo forma la fiducia in sé e la capacità di provare e riprovare, fino ad essere soddisfatti.
  • La conoscenza di base, in particolare per la prima infanzia, si fonda sull’isolamento della qualità: la caratteristica che si vuole insegnare è l’unico aspetto che differenzia i materiali usati a questo scopo. Ad esempio, per mostrare le dimensioni, si presentano oggetti che differiscono fra loro soltanto per la dimensione di cui ci si sta occupando (altezza, larghezza, peso, ecc). La chiarezza della conoscenza di base permette di identificare poi infinite sfumature e varianti.
  • Gli argomenti sono presentati in modo da sviluppare reti associative del pensiero e consapevolezza della lor complessità; ad esempio collegando i saperi, la storia, le arti, di tempi e luoghi diversi.
  • Gli insegnanti danno pareri sul lavoro piuttosto che sul bambino. Ad esempio, dicono: «Il tuo lavoro è ben fatto», invece che: «Bravo!». Oppure: «Bisogna correggere, è sbagliato!», invece che: «Hai sbagliato». Questo atteggiamento non favorisce l’identificazione del bambino con il proprio lavoro, atteggiamento molto importante perché abitua ad affrontare senza timori il rischio di sbagliare. Anzi, l’errore è visto come un’occasione per imparare qualcosa che non si sa.
  • Si insegna il valore del silenzio.
  • La musica è insegnata fin dalla prima infanzia, con un materiale che permette di isolare e apprendere i suoni, riprodotti in modo che definisco celestiale e perfetto, e suonare assai presto piccole melodie.
  • Vi sono tante aule quante le aree di insegnamento
  • La formazione degli insegnanti e dei bambini si fonda sul rispetto reciproco, sull’ordine, sulla concentrazione (questo oggi è molto difficile da ottenere, vista l’opposta educazione che filtra da tutti i media, dalle famiglie, dai videogiochi).

 

È evidente a chiunque sappia come è organizzata e su quali pincipii la scuola di adesso come anche le sezioni “montessoriane” che stanno spuntando nelle scuole pubbliche possano solo molto parzialmente definirsi tali.

La glorificazione di Maria Montessori per il centenario è quindi del tutto superficiale e non corrisponde a una conoscenza del suo metodo, ben più importante della biografia!

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