Non sto scrivendo da un pezzo, Immersa e sommersa come tutti da un mare di stupidità, di incoerenze, di ignoranza. Mi chiedo: perché scrivere cose che saranno lette da persone che già le pensano? Che utilità può avere? Oggi finalmente mi sono data una risposta: l’utilità è l’incoraggiamento, il non essere soli ad avere lo stesso stile di pensiero. Verificare che non si è gli unici: l’essere umano ha bisogno di gruppo per sentirsi sé stesso.
Quindi riprendo, dal Natale.
E dalla ricerca umana di spiritualità, di quel soffio interiore che va oltre il confine di sé e del quotidiano, oltre la sfera terrestre, nella tensione all’oltre, immenso e ignoto, che pure talvolta sentiamo vibrare in noi stessi. È la spiritualità, volo dell’anima, un soffio che sentiamo se ci stacchiamo dal qui ed ora. Oggi tutto ci scannerizza la vita in rapide successioni dell’adesso; infatti pensare, amare, tutto ciò che si snoda coerente lungo il nostro tempo è in grave sofferenza. E con esso la coscienza delle infinite capacità della nostra mente. Da qui la speranza in un intervento esterno che, un po’ come gli psicofarmaci, perfori l’ottusità con la spada di una raggiunta (per spinta) spiritualità.
Scaduta per molti la religione, con l’ottima collaborazione dei suoi messaggeri, restano i vari tipi di droghe. Di dipendenze. Dannose, anche se non provengono da sette infernali o da infernali droghe.
È un’ottima occasione per chi esercita il proprio desiderio di potere su persone alla ricerca di qualcuno-qualcosa da cui dipendere. Poveri dittatorelli, dai no a tutto, ai millantatori di spiritualità, esponenti dell’odierna New Age. Costoro, anche citando il patrimonio universale proveniente da tradizioni mistiche e religiose, inclusi lo sciamanesimo, il neopaganesimo e l’occultismo, sono portatori di illusioni. E suscitano un’irrazionale sorta di adorazione, di dipendenza. Alcuni riproducono le azioni degli antichi sciamani, usando mezzi di suggestione che allora, nell’ignoranza della fisiologia, apparivano magici.
Li ritroviamo a creare gruppi in cui musiche che avvicinano all’ipnosi, respirazioni che riducono l’apporto di sangue al cervello, alterano lo stato mentale, portando gli adepti a credere in una indotta spiritualità. Siamo quasi a Natale, il compleanno di un rivoluzionario vero, che disse che solo se si somiglia a un bambino si può entrare nel regno dei cieli. È la negazione del potere, il messaggio dell’amore, della “libertà del rischio dell’amore”, come scrive Ida Magli nel suo illuminante ”Gesù di Nazareth”. La spiritualità è coraggio, non dipendenza. Buon Natale.
Federica Mormando